

l’icona della Presentazione al Tempio – 2 febbraio
Il significato etimologico della parola liturgia è “azione a favore del popolo” e, analogamente, l’icona è dipinta per produrre e stimolare un effetto benefico nel fedele e non per dare solennità ai suoi contenuti sacri.
In sostanza, le icone sono pensate per il nostro bene e non fine a se stesse. L’immagine iconografica ha una specifica finalità: fissare una pienezza, una definitività, un culmine sottolineandola anche in singoli episodi.
È così che in un particolare avvenimento della vita di Cristo, la sua Presentazione al Tempio, fra i personaggi che compongono questa scena, c’è anche il vecchio Simeone che accoglie il Bambino. Questo dettaglio è diventato un soggetto sacro degno di essere collocato, nella teologia dello spazio sacro, al centro dell’abside, proprio nel cuore dello spazio presbiteriale. Del resto, basta riflettere un attimo e si capisce che Simeone ebbe premiata la sua fiduciosa attesa del Messia e nel momento in cui stringe il Bimbo fra le braccia non può che esprimere la pienezza della sua gioia giunta al culmine e non desiderare nulla di più. Dal suo cuore scaturisce allora quell’inno (Nunc dimittis) cantato tutte le sere a compieta dalla Chiesa orante. Continua a leggere
Battesimo di Gesù nel Giordano
Il testo evangelico, la liturgia, l’innografia e l’iconografia sacra non ci tengono nascosta la portata cosmica dell’episodio del Battesimo di Gesù al Giordano. Vastissimi sono i riverberi sottolineati dai Padri della Chiesa che hanno contemplato questa Teofania per ispirare a loro volta i poeti e i pittori. Qui vogliamo soltanto soffermarci sul mistero dell’acqua.
Nelle icone il Giordano è rappresentato in verticale diventando in tal modo una fenditura della terra piena d’acqua in cui si immerge il purissimo Corpo del Verbo incarnato. Con questa immersione si produce un sovvertimento cosmico. La vocazione dell’acqua sappiamo che è quella di lavare, pulire, ma le acque del Giordano si ritrovano ad avvolgere paradossalmente il Purissimo. Ne scaturisce un capovolgimento cosmico: «Perché, mare, tu fuggi, e tu, Giordano, ti volgi a ritroso?» canta il Salmo 114.
Il pittore del sacro continua questo linguaggio evocatore del portento in atto come in questa icona armena raffigurante un dinamismo ricchissimo impresso all’acqua con mostri e serpenti che fuggono, pesci che guizzano e acque che paiono ribollire.
L’acqua costituisce un elemento fondamentale nella vita del creato e il nostro corpo stesso è costituito in gran parte di questo elemento. Il Verbo di Dio, assumendo un corpo, ha inaugurato una nuova creazione non solo senza le conseguenze del peccato originale ma pure unita alla bellezza divina.
Immergendosi nelle acque del Giordano, Gesù conferisce all’acqua quel potere che nel Battesimo ci rende figli di Dio. È l’inizio di un processo caratteristico di questa ri-Creazione del cosmo dove la materia partecipa a pieno titolo all’efficacia sacramentale in virtù del suo legame con il Corpo di Gesù che vi si è immerso nel Giordano rendendola acqua salutifera.
Giovanni Mezzalira
Le icone sono un ponte tra il divino e la dimensione umana
«Come la lettura dei libri materiali permette di far comprendere la parola vivente del Signore, così l’ostensione di un’icona dipinta permette, a quelli che la contemplano, di accostarsi ai misteri della salvezza mediante la vista. Ciò che da una parte è espresso dall’inchiostro e dalla carta, dall’altra, nell’icona, è espresso dai diversi colori e da altri materiali», sottolineava Giovanni Paolo II nella lettera apostolica in occasione del XII centenario del concilio di Nicea.
Il mondo dell’icona è il mondo umano trasfigurato, o quello divino reso visibile: uno sguardo sintetico su entrambi questi punti di vista è dato dalla prospettiva escatologica, una “sfida” che l’icona accetta di mostrare. Una “sfida” che Annarosa Ambrosi, iconografa, ha intrapreso da tempo.«Sono interessata alla ricerca della verità – racconta –. In ogni icona che realizzo cerco di capire come il contenuto di verità, che si cerca di enucleare dalla dottrina dei Padri e dalla tradizione della Chiesa, sia efficace nel trasmettere la fede anche ai giorni nostri». Docente di storia e filosofa, e di ebraico biblico, dalla fine degli anni Settanta ha coltivato e approfondito la conoscenza della cultura religiosa russa, dedicandosi successivamente alla realizzazione delle icone. Continua a leggere
Ritengo che la Verità contenuta nella Scrittura sia la stessa che viene “scritta” nell’icona, secondo l’espressione di Teodoro studita (VII-IX secolo), ripresa dalla Lettera dell’attuale Pontefice in occasione del XII centenario del Concilio di Nicea, che dice: “Ciò che da una parte è espresso dall’inchiostro e dalla carta, dall’altra, nell’icona, è espresso dai diversi colori e da altri materiali”(Duodecimum saeculum § 10). Penso che ciò sia valido non solo in riferimento alla forza didattica o illustrativa dell’icona, come se si trattasse di una semplificazione per gli illetterati (biblia pauperum), ma con la stessa carica semantica, con la molteplice ricchezza di significati di cui è dotata la Scrittura, con la differenza che, mentre la Parola è percepita col senso dell’udito, l’immagine è percepita dal senso della vista. Continua a leggere
Padre Nilo (Ezio) Cadonna è figura di spicco nel faticoso cammino del dialogo tra la chiesa cattolica e le chiese ortodosse orientali.
Fin dalla sua ordinazione sacerdotale, avvenuta a Trento nel 1947, manifestò un profondo interesse per il mondo slavo concretizzatosi con gli studi all’Istituto Orientale e al collegio “Russicum” di Roma e quindi con il lavoro di assistenza ai profughi dall’Est europeo nel campo di raccolta di Trieste.
Fondò poi il Centro “Russia Cristiana” di Bergamo, assieme a P. Romano Scalfi, dando vita all’omonima rivista, l’unica a documentare con sistematicità la repressione religiosa attuata dal regime sovietico.
Nel 1976 fondò a Roma il Centro Russia Ecumenica, assieme a P. Sergio Mercanzin, e successivamente, a Padova, il Centro ecumenico italo-russo “V. Solov’ev”.
Rientrato a Trento, nel 1987, diede vita in quella città al centro di iconografia “Andreij Rublev”, al coro liturgico orientale “Nikodim” e ad un’intensa rete di contatti con le gerarchie e con le parroccchie della chiesa ortodossa russa, stabilendo gemellaggi, forme di aiuto solidale e incontri ecumenici.
Padre Nilo è morto il 4 settembre 1997 ma la sua opera continua a Bergamo, a Roma, a Padova e a Trento grazie all’attività dei centri da lui fondati.
(R. Fellin)
Su Padre Nilo Cadonna:L’ARTE SACRA DELL’ICONA
A SERVIZIO DELLA CHIESA
In collaborazione con l’Ufficio Liturgia
della Diocesi di Padova
Dal 1983 la Scuola di Iconografia opera in Diocesi per la riscoperta dell’Icona e del suo ruolo a servizio della Chiesa.
Propone un percorso teorico e pratico che porta all’apprendimento del linguaggio e della tecnica pittorica necessari alla realizzazione concreta di un’icona.
Corsi della Scuola di Iconografia “San Luca” per l’anno 2013-2014
CORSO d’ICONOGRAFIA
da lunedì 17 a mercoledì 26 giugno 2013
a Villa Immacolata – Torreglia (PD)
Cristo Pantocrator, immagine di repertorio (i soggetti specifici per il corso saranno assegnati direttamente ai partecipanti)
Il corso propone l’esperienza della pittura completa di un’icona, attraverso tutte le sue tappe, evidenziandone la tecnica, l’estetica e la teologia in essa racchiuse.
Non pretende di formare da subito degli iconografi (per questo si richiedono anni di apprendistato) : vuol fornire delle concrete chiavi di accesso all’arte sacra in vista di trarne benefici a diversi livelli:
Il corso è una piccola esperienza che può avere risonanza e illuminare ambiti più vasti come l’intera nostra vita, la preghiera, la liturgia, i rapporti interpersonali…
Ecco la programmazione dei
I corsi si svolgeranno il mercoledì e il giovedì, con cadenza quindicinale, dalle ore 15.00 alle ore 18.30, a partire da ottobre, presso
l’Istituto Teologico Sant’Antonio Dottore, a Padova in Via S. Massimo 25
(raggiungibile con gli autobus cittadini, fermata “ospedale civile”, nei giorni feriali con i numeri 5, 6 o 24; nei giorni festivi con i numeri 41 o 43. Dalla fermata dell’autobus ci vogliono circa 5 minuti, a piedi. Possibilità di parcheggio interno, con entrata in via S. Eufemia 13 bis) come segue: Continua a leggere