L’Icona del Silenzio

E’ come una sorgente che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla …

sindone01 Meditazione di Papa Benedetto sull’Icona della Santa Sindone

Cari amici,

questo è per me un momento molto atteso. In diverse altre occasioni mi sono trovato davanti alla sacra Sindone, ma questa volta vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità: forse perché il passare degli anni mi rende ancora più sensibile al messaggio di questa straordinaria Icona; forse, e direi soprattutto, perché sono qui come Successore di Pietro, e porto nel mio cuore tutta la Chiesa, anzi, tutta l’umanità. Ringrazio Dio per il dono di questo pellegrinaggio, e anche per l’opportunità di condividere con voi una breve meditazione, che mi è stata suggerita dal sottotitolo di questa solenne Ostensione: “Il mistero del Sabato Santo”. Continua a leggere

Lettura dell’icona: la discesa agli inferi

Lettura dell’icona: la discesa agli inferi

«Il Cristo è risorto dai morti, con la sua morte calpestando la morte e ai morti nei sepolcri donando la vita. Risorgendo dalla tomba, come aveva predetto, Gesù ci ha donato la vita eterna e la grande misericordia!». (Canone di G. Damasceno – Ode I)

Il Cristo risorto

«Per riempire tutte le cose della tua gloria sei disceso nelle profondità della terra». (Ode I)

 

 

 

 

Le porte dell’Ade

«Si aprirono a te con timore le porte della morte, o Signore; e i custodi dell’Ade, vedendoti, sbigottirono. Infatti, infrante le porte di bronzo e spezzate le sbarre di ferro, tu ci hai tratto fuori dalle tenebre e dall’ombra di morte, rompendo i nostri legami!». (Vespri)

La Discesa agli Inferi è proprio la Festa delle feste e la Chiesa ne afferma l’importanza in un articolo del Credo, il Simbolo apostolico.

Purtroppo la nostra tradizione occidentale ha abbandonato questo tema e le immagini di Cristo che apre le porte di una grotta e fa uscire una fiumana di persone arrivano fino al medioevo col Beato Angelico.

Per indicare la realtà dei nostri progenitori esclusi dal contatto con Dio dopo il peccato originale, il simbolo è due porte ben sbarrate con chiavistelli, chiavi, catene; ebbene, non solo vengono aperte dal Cristo, ma sono addirittura scardinate con un’esplosione di chiodi, cardini, catenelle, eccetera.

Non si tratta di una fessura da cui ci si infila a fatica, ma della Grazia che ci viene concessa con abbondanza nell’opera salvifica del Cristo, come un fiume in piena.

La figura centrale della nostra icona che è questo Cristo luminoso e glorioso scende nell’Ade vittorioso sulla morte, è un vincitore, è un risorto.

Cristo che scende agli Inferi è il Cristo del nostro quotidiano che ci viene a visitare nella nostra vita, nella nostra condizione di stare nella tenebra, nella nostra esistenza umana, nella nostra condizione di incapacità di amare, di vedere la luce.

Adamo

«Sei disceso sulla terra per salvare Adamo, o Signore, e, non avendolo trovato sulla terra, sei andato a cercarlo fino nell’Ade». (Enkomia – I stanza)

Nell’icona della Discesa agli Inferi Adamo – spesso avvolto in un mantellone che lo rende maestoso, pieno e anche quasi pesante – è sempre inginocchiato e il Cristo che lo prende per mano dà proprio l’impressione di tirarlo su.

Eva

«Dal tuo fianco trafitto dalla lancia, o Salvatore, tu distilli la vita su Eva, la madre della vita, che mi esiliò dalla vita, e con lei vivifichi anche me». (Enkomia – I stanza)

L’altra figura che accompagna la Discesa agli Inferi è quella di Eva; qualche volta Adamo ed Eva sono dalla stessa parte, però nella maggior parte delle icone si è imposta questa composizione simmetrica: Cristo al centro, Adamo ed Eva ai lati.

Eva è molto diversa da Adamo e mentre Adamo sembra quasi pesante Eva non lo è affatto.

Del colore rosso del manto di Eva è facile comprendere il simbolo: Eva vuol dire madre dei viventi e quindi il rosso è il colore dell’energia che dà la vita, l’amore, la passione, la maternità.

Davide, Salomone, il Precursore, Abele, Mosè, i profeti…

 

«I prigionieri trattenuti nei ceppi dell’Ade videro la tua incommensurabile misericordia e con passo esultante si affrettarono, o Cristo verso la luce, applaudendo alla Pasqua eterna!». (Ode V)

 

Subito dopo vediamo comparire fra i personaggi gli Unti, che attendevano questo momento della salvezza che Cristo risorto ha instaurato nell’Universo.

Giovanni Battista, il suo precursore, che anche nell’Ade svolge come il compito di annunciatore: infatti ha sempre la mano protesa ad indicarlo.

Altri due personaggi che ritroviamo sempre incoronati sono Davide e suo figlio Salomone.

A questi si aggiungono altri che non hanno una ricorrenza fissa: più frequentemente c’è Abele, poi Mosè, poi Noè e dei profeti.

I profeti sono riconoscibili da uno strano berretto, chiamato berretto frigio, piccolino rosso con una fascia bianca che lo lega, e possono essere Daniele, Michea, ma essendo personaggi secondari nella rappresentazione, non hanno una necessità di identificazione.

Mosè è invece riconoscibile perché regge le tavole della Legge, Noè tiene una piccola barca in mano, Abele ha un bastone da pastore e spesso è vestito di pelliccia.

Il Venerdì Santo le tenebre ricoprono la terra …

Il Venerdì Santo le tenebre ricoprono la terra

l’Agnello di Dio prende su di sé il peccato del mondo.

“Faccia silenzio ogni umana carne

Stia con timore e tremore

Il Re dei re

E il Signore dei Signori

avanza per essere immolato” 

recita un bellissimo canto della liturgia bizantino-slava.

Nel silenzio di parole umane, vi invitiamo ad aprire la Sacra Scrittura e a leggere con noi il libro dell’Apocalisse, anche in comunione con la Chiesa Cristiana Copta che lo legge per intero nella lunga notte tra Venerdì e Sabato Santo.

In attesa delle luci del mattino di Pasqua.

Popule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? Responde mihi!

Popule meus, quid feci tibi? Aut in quo contristavi te? Responde mihi!

Meteore (Grecia) monastero della Trasfigurazione

Christus patiens, Meteore (Grecia) monastero della Trasfigurazione

Quia eduxi te de terra Aegypti:
parasti Crucem Salvatori tuo.

Quia eduxi te per desertum quadraginta annis,
et manna cibavi te,
et introduxi in terram satis optimam:
parasti Crucem Salvatori tuo.

Quid ultra debui facere tibi, et non feci?
Ego quidem plantavi te vineam meam speciosissimam:
et tu facta es mihi nimis amara:
aceto namque sitim meam potasti:
et lancea perforasti latus Salvatoris tui.

Ego propter te flagellavi Aegyptum cum primogenitis suis:
Et tu me flagellatum tradidisti.

Ego te eduxi de Aegypto, demerso Pharaone in mare Rubrum:
Et tu me tradidisti principibus sacerdotum.

Ego ante te aperui mare:
et tu aperuisti lancea latus meum.

Monte Athos (Grecia) monastero Stavronikita. Affresco di Teofane cretese

Monte Athos (Grecia) monastero Stavronikita. Affresco di Teofane cretese

Ego ante te praeivi in columna nubis:
Et tu me duxisti ad praetorium Pilati.

Ego te pavi manna per desertum:
Et tu me cecidisti alapis et flagellis.

Ego te potavi aqua salutis de petra:
Et tu me potasti fele et aceto.

Ego propter te Chananaeorum reges percussi:
Et tu percussisti arundine caput meum.

Ego dedi tibi sceptrum regale:
Et tu dedisti capiti meo spineam coronam.

Ego te exaltavi magna virtute:
Et tu me suspendisti in patibulo crucis.

Aghios o Theos. Sanctus Deus.
Aghios Ischyros. Sanctus fortis.

Aghios Athanatos, eleison hymas.
Sanctus Immortalis miserere nobis.

(Dalla liturgia del venerdì santo).

Icona di Gesù Misericordioso

Il corso annuale della Scuola diocesana di Iconografia s. Luca di Padova guidato dal Maestro Giovanni Mezzalira nel 2015-2016 (ANNO DELLA MISERICORDIA) ha realizzato l’Icona di Gesù Misericordioso, secondo i canoni trasmessi da s. Sr. Faustina Kowalska.

Icona di Gesù Misericordioso

Icona di Gesù Misericordioso

Il 22.2.1931 sr. Faustina ebbe una visione che ella così descrive nel suo Diario:

Stando nella mia cella, vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste, che ivi leggermente scostata lasciava uscire due grandi raggi, rosso l’uno e l’altro pallido (…).
Gesù mi disse: DIPINGI UN’IMMAGINE SECONDO IL MODELLO CHE VEDI, CON SOTTO SCRITTO: GESÙ CONFIDO IN TE! DESIDERO CHE QUESTA IMMAGINE VENGA VENERATA PRIMA NELLA VOSTRA CAPPELLA, E POI NEL MONDO INTERO (…).
Mentre pregavo udii interiormente queste parole: I DUE RAGGI RAPPRESENTANO IL SANGUE E L’ACQUA. IL RAGGIO PALLIDO RAPPRESENTA L’ACQUA CHE GIUSTIFICA LE ANIME; IL RAGGIO ROSSO RAPPRESENTA IL SANGUE CHE È LA VITA DELLE ANIME. ENTRAMBI I RAGGI USCIRONO DALL’INTIMO DELLA MIA MISERICORDIA, QUANDO SULLA CROCE IL MIO CUORE, GIÀ IN AGONIA, VENNE SQUARCIATO CON LA LANCIA.
Disse ancora Gesù a sr. Faustina (come ella riferisce nel suo Diario): “Attraverso questa immagine concederò molte grazie“.

Il papa Benedetto XVI, nel Regina Caeli del 23 aprile 2006 così diceva della sacra immagine di sr. Faustina:
Quelle sacre piaghe nelle mani, nei piedi e nel costato sono sorgente inesauribile di fede, di speranza e d’amore a cui ognuno può attingere, specialmente le anime più assetate della Divina Misericordia. Il culto della Misericordia Divina non è una devozione secondaria, ma dimensione integrante della fede e della preghiera del cristiano“.

In questo Anno Santo della Misericordia indetto dal nostro Papa Francesco, ci sentiamo incoraggiati a riproporre questa sacra immagine, proprio in obbedienza all’invito di Gesù “dipingi…!” che, attraverso le parole di sr. Faustina, la Chiesa ha accolto e approvato.
Lo facciamo con il linguaggio dell’iconografia comune alla Chiesa unita del Primo Millennio cristiano, nella convinzione che tale linguaggio, in quanto universale, sia il più efficace per esprimere il sacro contenuto che esso racchiude.

Corso di Iconografia all’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore

Presso l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore dal 13 al 20 luglio 2025 si terrà il Corso di Iconografia guidato dal maestro Giovanni Mezzalira.

Il corso propone l’esperienza del lavoro sulle icone secondo il metodo e la tradizione ad esse propri, approfondendone la teologia ed il linguaggio artistico.

Per informazioni rivolgersi a Sr. Roberta       sr.rob.ci@gmail.com      3382582768

L’Icona per un nuovo umanesimo

L’icona è cristocentrica,
fondata cioè sul mistero dell’Incarnazione del Verbo:
Dio si è reso visibile,
diventando icona del Dio invisibile.

Gesù Cristo è l’uomo perfetto, e: “chiunque segue Cristo,
l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo”
(Gaudium et spes, 41):
realizza cioè la sua più intima vocazione esistenziale,
trova il senso della propria vita,
comprende e comunica consapevolezza
della dignità della persona umana.

Nell’icona infatti il volto di Dio si comunica a noi come Bellezza,
quella bellezza che proviene propriamente dalla dignità della persona umana,
bellezza che non solo scompare,
ma che diventa più efficace nel momento dell’umiliazione e della croce,
perché rivela il mistero dell’amore più grande,
quello di colui che dà la vita.

L’uomo salvato è l’uomo trasfigurato,
che può tornare a far trasparire nitidamente l’immagine di misericordia
del suo creatore, secondo cui è stato plasmato.

I volti dei santi delle icone ci ricordano tutto questo,
le scene riguardanti la storia della salvezza
ci aiutano a leggere il tempo secondo le coordinate del piano di salvezza,
in modo da coglierne i segni profetici
ed essere perciò testimoni di ciò che abbiamo visto e creduto.

C’è bisogno anche oggi di saper riconoscere e contemplare
la Bellezza del volto di Gesù.

A. Ambrosi

La Vergine tesse un corpo a Dio

di Giovanni Mezzalira
L’icona dell’Annunciazione – 25 marzo

Icona russa del XVI secolo - scena dell’inno Acatisto

Icona russa del XVI secolo – scena dell’inno Acatisto

Nella pienezza dei tempi, amorevolmente preparati dalla Divina Sapienza, finalmente si inaugura una ricreazione del mondo. L’evento inizia in un piccolissimo spazio che diventa il portale dell’ingresso di Dio nella storia.

Palermo – Chiesa di S.Maria dell’Ammiraglio – Mosaico arco trionfale

La rappresentazione dell’Annunciazione si colloca infatti sulle Porte Regali oppure sull’arco trionfale, spazi liturgici che introducono nel presbiterio, immagine del Cielo in terra. A portare il Cielo in terra è lei, la Vergine predetta da Isaia, la Vergine del Segno o Platitera, il cui grembo è più ampio dei cieli.

Annunciazione

I Padri della Chiesa, veri poeti teologi, così si esprimono: «Il grembo della Vergine ha tessuto il corpo di Cristo con tinta di porpora» (grande canone di sant’Andrea di Creta).
San Proclo canta il grembo di Maria «come se fosse una filanda che ha tessuto con una spola divina un chitone non cucito, il corpo indossato da Dio».
L’iconografia, ispirata al linguaggio dei Padri, dà visibilità alla dinamica di questo mistero raffigurando la Vergine che acconsente al progetto salvifico con una manina protesa che appena fuoriesce dal maphorion in umilissima postura e quindi inizia la tessitura con una matassa di lana rossa che, trasformata in filo, è avvolto sulla rocca.

Icona dell’Annunciazione di Ustiju

La trasposizione visiva del concepimento può essere più esplicita, come in questa icona dell’Annunciazione di Ustijug dove è già raffigurato in un ovale rosso il Bambino Gesù.
Il 25 marzo, nove mesi prima del 25 dicembre, c’è già tutto Gesù.
Il filo rosso ci rivela una dimensione di regalità ma anche di martirio.
Questo corpo e sangue di un Dio incarnato, costruito come un tempio corporale dal corpo e dal sangue (e si può aggiungere dal latte) di questa fanciulla di Israele della stirpe di Davide, sarà l’Agnello sacrificato, immolato dall’inizio dei tempi, per l’incessante peccato dell’uomo.
Nel sangue di Cristo è presente una misteriosa corredentrice di cui ci è ignota la vera grandezza di martirio.
Nell’iconografia dell’Annunciazione diffusa in occidente notiamo l’assenza di questo simbolo, al quale è preferito il Sacro Libro, come in questo mosaico di Cavallini nella chiesa di S. Maria in Trastevere a Roma. Sicuramente questa formula rispecchia maggiormente la realtà storica del momento della visita dell’arcangelo che coglie la Vergine in preghiera o nella lettura della Sacra Scrittura; il Vangelo di Giovanni poi esplicita il mistero del Verbo che si fa carne.
Quale simbolo preferire? L’iconografia sacra ha la necessità di esprimere precise realtà teologiche il più concretamente possibile inserite nei fatti storici, ma le formule non sempre sono uniche.
La tradizione iconografica ci mostra anche un altro personaggio con in mano un fuso e una conocchia: si tratta della nostra progenitrice Eva, vestita dal Signore dopo il peccato con una tunica di pelle, come in questo mosaico di Monreale.
Possiamo riflettere su alcune corrispondenze che collegano l’inizio dei tempi dei nostri progenitori, con la pienezza dei tempi di Maria. I simboli sono simili: porte che si chiudono e che si riaprono, il lavoro come fatica e come redenzione, il vestito di pelle animale e il vestito regale della bellezza divina unita a quella umana…
Ma ognuno può qui, con l’aiuto dello Spirito Santo, aggiungere le proprie evocazioni.

Corso estivo di Iconografia 2025

La scuola di Iconografia San Luca di Padova quest’anno organizza un corso estivo di Iconografia anche a Pieve del Grappa (TV) presso la Casa di Spiritualità Santa Maria del Covolo di Crespano,
da venerdì 13 giugno
a venerdì 20 giugno 2025.

Casa Spiritualità Santa Maria del Covolo

Il corso è per più livelli, sia per principianti che per progredienti.
Guiderà il corso il maestro Enrico Bertaboni. Ecco la locandina con i dettagli:


Chi desidera può chiedere informazioni al maestro Enrico Bertaboni
329 0215626 – enber@libero.it